Carissima Lina,
questa mia è un ringraziamento alla tua gentilezza e alla tua saggezza in un momento della mia vita in cui pensavo di aver perso la cosa per me più preziosa, mia figlia. Ho sempre cercato di essere per lei, prima di tutto un'amica, e poi una madre, e quando ho visto che il suo matrimonio era in crisi, come amica ho cercato di aiutarla, di starle vicino, per amore suo e soprattutto per i bambini. Ero sempre disponibile a parlare con lei, di persona e al telefono, mi occupavo dei bambini, cercavo di mettere pace nelle discussioni con mio genero, le sbrigavo le commissioni, aiutavo in tutti i modi possibili, per cui puoi immaginare come mi sono sentita quando un giorno l'ho vista che piangeva disperata. - Marcella, che hai?- le ho detto. E lì, la sorpresa e il dolore più grande della mia vita. Mia figlia mi ha aggredito, mi ha detto che dovevo smetterla di impicciarmi, che erano solo fatti suoi, che non ne poteva più di vedermi lì intorno a far vedere quanto ero brava a far tutto, a fare la "perfettina", mentre lei si sentiva una fallita e il mondo le stava crollando addosso. Il mondo in quel momento era crollato addosso a me. Me ne sono tornata a casa di corsa, non ricordo neanche come ci sono arrivata, mi sentivo sotto shock. Quelle parole così dure, così ingiuste, di mia figlia, dopo tutto quello che avevo fatto per lei, ma come era possibile? Ma perchè mi trattava così? Non so dire se era più la rabbia, il dolore o l'incredulità. Non capivo più cosa stava succedendo, non sapevo più cosa pensare e, soprattutto, non sapevo cosa fare. Per la prima volta sono stata due giorni senza telefonarle e senza vederla, aspettando che mi chiamasse per scusarsi, o almeno per farmi sapere che stava bene; lei non chiamava, io mi sentivo offesa e preoccupata allo stesso tempo finchè ho capito che così non potevo andare avanti. Mi avevano già parlato di te, Lina, e non ci ho pensato due volte, ti ho scritto, sfogando tutta la mia ansia e il mio dolore. E tu mi hai risposto, facendomi capire dove sbagliavo. Dovevo semplicemente fare la madre, dire a Marcella che le volevo bene, e che questo non sarebbe cambiato mai, qualunque cosa fosse successa. Lei aveva bisogno solo del mio affetto, e di nient'altro. Lina, tu mi hai fatto capire che con la mia smania di aiutare e di risolvere la situazione mi ero messa, in un certo senso, in competizione con mia figlia, e questo l'aveva fatta sentire ancora più sola. Sono andata da Marcella, l'ho abbracciata e le ho detto che le volevo tanto bene, ed è bastato. Ho imparato a rispettare gli spazi di mia figlia e della sua famiglia (anche se mi costa stare lontana, lo ammetto), però sento che migliorerà, almeno, adesso mi sento più ottimista. Grazie di cuore.