Il Camoscio Appenninico è stato salvato dall'estinzione

28 giugno 2014

 

Rischiava l' estinzione la Rupicapra pyrenaica ornata , o, più comunemente, il camoscio appenninico, che all'inizio del '900 contava poco più di 30 esemplari. Oggi, grazie ad un programma sperimentale che prevede la cattura degli animali con tecniche innovative ed il successivo rilascio per il ripopolamento,  supera i 2000 esemplari: “La notizia è buona per tutti, perché il camoscio appenninico è una sottospecie endemica per l’Italia”, spiega lo zoologo Antonio Antonucci, “si trova esclusivamente da noi e in nessun’altra parte nel mondo”. In occasione del Congresso internazionale legato al progetto “Life dell’Unione Europea Coornata” è stata realizzata una mappatura dei camosci in tutta Italia. Nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ce ne sono 530; nel Parco della Majella una nuova colonia, nata a partire dagli gli anni 90, è arrivata a superare gli 800 esemplari.  La colonia  del Gran Sasso ospita adesso 500 esemplari e l’ insediamento del Parco Nazionale dei Monti Sibillini ha 60 camosci, di cui molti nati a partire dal 2010.
“Proteggere questi animali significa conservare in buona salute anche il loro habitat”, spiega Antonio Nicoletti, responsabile aree protette e parchi di Legambiente, “con conseguenti ricadute positive su altre specie esistenti sia animali sia vegetali. Poiché sono una specie molto carismatica, grazie a loro si possono sensibilizzare i bambini sui temi della natura e della tutela delle biodiversità”. Anche questa è una storia di successo Made in Italy.

 

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