L'Unione Europea si preparerebbe ad eliminare le etichette con la data di scadenza dalle confezioni di alcuni prodotti alimentari a lunga conservazione, con l' obiettivo, economico ed etico, di evitare la piaga dello spreco alimentare; ogni anno una famiglia italiana elimina cibi scaduti per 515 euro , ed in Europa le tonnellate di prodotti considerati a rischio sono 89. In realtà, i prodotti secchi che secondo le norme vigenti in Europa sono considerati potenziali veicoli di intossicazione se il loro consumo non avviene entro la data stabilita dai laboratori, in Africa, o in Asia sono beni di sopravvivenza, a prescindere da qualsiasi scadenza indicata sulla confezione; questa è la motivazione etica che, insieme con quella economica, sarebbe alla base del futuro provvedimento. I cibi liquidi o umidi, facilmente deperibili, continueranno a conservare l'etichetta con la scadenza.
Esiste però una preoccupazione, espressa dalla Coldiretti: «La tentazione di mangiare cibi scaduti per non sprecare non deve andare a scapito della qualità dell’alimentazione, in una situazione in cui molti cittadini sono costretti a risparmiare sulla spesa privandosi di alimenti essenziali per la salute o rivolgendosi a prodotti low cost che non sempre offrono le stesse garanzie qualitative». I dati sulle vendite nei supermercati lo confermano: i prodotti low cost sono gli unici a far registrare un’impennata nel commercio al dettaglio italiano con aumento del +2,9 per cento. La crisi economica sembra comunque aver preceduto l’iniziativa di Bruxelles: secondo elaborazioni della Coldiretti su dati Gfk Eurisko, solo il 36 per cento degli italiani ammette infatti di attenersi rigorosamente alla data di scadenza dei prodotti, e aggiunge che prima di buttarli controlla personalmente la loro condizione. Secondo la stessa ricerca, poi, appena il 54 per cento degli italiani controlla quotidianamente il frigorifero.