La censura sul web

Reporters senza frontiere denuncia ogni anno nel suo rapporto "I nemici di Internet" la censura sul web ed  ha indetto il 12 marzo la giornata mondiale contro la censura. La Open net initiative, un consorzio universitario, ha stimato che almeno 74 Paesi censurano i propri cittadini. Le tecniche di censura sono numerose;  quelle più usate sono basate sul filtraggio di Internet, l'ip-blocking, il dns poisoning, oltre che la misura drastica di chiudere Internet, come è  successo in Egitto e Tunisia durante la primavera araba, in Myanmar, Iran, Siria e in alcune regioni della Cina.
Ecco una mappa  della censura online nel mondo:

Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti pubblicano informazioni sulle loro pratiche censorie e inviano delle notifiche ai siti che oscurano.
Il Bangladesh prevede la chiusura di siti di news e perfino l'arresto per "crimini digitali" comprendenti la diffusione di "informazioni fasulle, oscene o diffamatorie".
In Bielorussia il governo tiene costantemente aggiornata una blacklist di siti che possono essere bloccati, in maggioranza  siti di news e Ong, di gruppi e partiti d'opposizione.
In Cina i motori di ricerca cinesi e 40.000 operatori umani rimuovono in tempo reale  ogni riferimento a situazioni di instabilità politica. La legislazione proibisce la diffusione di "dicerie" sul governo e i cybercafè devono installare software di tracciamento. 

In Francia e Germania. Sono censurati i contenuti web che riguardano il nazismo a l'Olocausto. Nel 2013 in Francia è stata ordinata a Twitter la rimozione di contenuti antisemiti. In Francia sono bloccati contenuti di carattere sessista, omofobo o discriminatorio verso i disabili.

In Italia dal 1' aprile 2014 saranno censurati i siti che consentono la condivisione di file protetti da diritto d'autore,  senza intervento della magistratura. Attualmente questo accade per la pirateria online e per reati legati a pedofilia, pornografia, scomesse, ma dietro richiesta della magistratura.

In Iran si sta lavorando attualmente con la Cina per creare una "Internet pura", cioè una infrastruttura nazionale sotto controllo governativo che possa essere disconessa se necessario.

La Malesia per chiudere i siti dell'opposizione ha usato i gli attacchi di negazione di servizio (Denial of service attacks - DDoS), l'accusa è sempre quella di diffamazione.

Il Myanmar (ex Birmania) ha usato spesso la riduzione della connettività come strumento di censura.

In Russia il social network Vkontakte  è monitorato dallo FSB, i servizi segreti. Molti sono gli episodi di censura originati da questo controllo, in genere basati sull'accusa di diffondere contenuti "non adatti ai giovani".

In Nord Corea Internet è controllato attraverso il Mirim College, che addestra pirati informatici a sabotare siti di propaganda sud-coreana dentro e fuori il proprio territorio.

La Siria dall'inizio della guerra civile ha rallentato la connettività di rete nelle aree occupate dagli oppositori al regime. In particolare questo accade dopo le preghiere del venerdì. La Siria utilizza più di altri Paesi strumenti per reindirizzare il traffico Internet verso siti filogovernativi.

In Sudan, le autorità, per prevenire una serie di proteste organizzate via social network hanno bloccato la rete per tutto il 25 settembre 2013.

In Tunisia, il 12 novembre 2013 è stata annunciata la creazione di una Agenzia, la ATT,  per monitorare le comunicazione e assistere la magistratura nella raccolta di prove collegate a "crimini informativi e delle comunicazioni" senza consultare Parlamento e società civile.

In Turchia il governo obbliga gli internet service provider a trasformarsi in agenti di sorveglianza e censura attuando rimozioni e blocchi selettivi di contenuti online sgraditi e di collezionare tutti i dati degli utenti e perfino le loro email, pena la  revoca della licenza.

Negli Stati Uniti sono bannati materiali di carattere erotico e impedito l'accesso e lo scambio di contenuti coperti da copyright nei campus e nelle biblioteche. Il dipartimento per la sicurezza nazionale ha  il potere di bloccare tutte le comunicazioni, inclusa Internet, in base allo Emergency Wireless Protocols. In USA ci sono i DNS server che reindirizzano il traffico Internet in tutto il mondo.

In Venezuela, Maduro ha obbligato gli ISP a filtrare "contenuti sensibili" . Nei mesi scorsi le autorità hanno richiesto di mettere offline 50 siti web contenenti informazioni sull'inflazione economica e i tassi di cambio della moneta. Il 24 febbraio, in occasione della diffusione in rete delle foto delle proteste studentesche, le autorità hanno chiesto agli Isp di bloccare tutte le immagini su Twitter.

In Uzbekistan sulle homepage di siti "scomodi" campeggiano avvisi di blocco del servizio a causa della pornografia, anche quando non la contengono.

In Vietnam sono attualmente 35 i blogger in carcere per aver criticato il governo.

 

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